Mondadori

Leggere, vivere dove guidano le parole

Nel racconto “L'amatore dei poemi” scriveva  Paul Valéry: «M’abbandono all’adorabile viaggio: leggere, vivere dove guidano le parole…. risento ogni parola in tutta la sua forza, per averla infinitamente attesa... Nessun caso, ma soltanto una sorte felice si fortifica. Io trovo senza sforzo il linguaggio di questa felicità »

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Ancora  Valery scriveva nella “Piccola lettera sui miti”:  “Che cosa saremmo dunque senza il soccorso di ciò che non esiste? Ben poca cosa, e le nostre menti, senza occupazione, languirebbero se le favole, gli equivoci, le astrazioni, le credenze, i mostri, le ipotesi e i presunti problemi della metafisica non popolassero di esseri e di immagini senza oggetto le nostre profondità e le nostre tenebre naturali. ”
Il viaggio e il cammino verso la felicità che il lettore cerca entrando in libreria è quello che si è pensato di  evocare nel concept di questa promenade  architetturale che gli store Mondadori potrebbero diventare, nel desiderio di ricreare quel peculiare intreccio di vicinanza e lontananza  nel quale l’invisibile dimora.
Se l’abitare poetico  è atto di appropriazione dei significati radunati dalle cose, occorre rivelare la “cosità delle cose”, rendere possibile il “raduno”  di terra e  cielo, mortali e divini, aprendo quel  mondo che conferisce alle cose il loro aspetto e agli esseri umani la visione di se stessi.
Il progetto persegue, dunque,  la necessità di realizzare uno spazio in grado di accogliere il fruitore  accompagnandolo in un percorso vivo e pulsante per rivelarne il valore significante e i rapporti con l’invisibile sottofondo delle sue forme.
L' architettura è, al pari della letteratura e della poesia, essenzialmente linguaggio,  esplorato prevalentemente con lo sguardo.
Nell’affrontare questo tema come viaggio alla ricerca dei nostri desideri e dei nostri sogni non può che affacciarsi alla mente Dante e la sua allegorica  ricerca di verità dalla coscienza dell’abisso infernale alla contemplazione paradisiaca e, al contempo il Danteum di Terragni, la più elaborata passeggiata architettonica  mai concepita.
Ma, poiché il viaggiatore desidera librarsi dal quotidiano,  volare leggero come un pallone o  una mongolfiera, lasciarsi trasportare dall’aria e dai venti, il rimando è anche al poeta moderno, sempre in viaggio nel mistero del quotidiano, nel profondo di se stesso, inevitabilmente  a Baudelaire, al poeta che intuisce la “foresta di simboli” celata nel reale rivelandola  agli altri uomini, e  ad Ungaretti quando afferma che  “Il significato delle parole è molto un fatto di suono; l’intensità del significato è in rapporto agli echi evocati”
La suggestione della selva e dalla foresta che rimanda anche al tema dell’albero e della carta è riproposta nei ritmi del nostro spazio/tempo,  secondo la nostra sensibilità e le nostre tecnologie  per trovare nella luce e nell’ombra il fascino di un paesaggio naturale, di un intreccio di  rami sopra di noi, una suggestione lontana dal naturalismo e dall’illusionismo teatrale, in grado di conservare la “distanza” e lo “straniamento” di un linguaggio significante.
Se il primo impatto dell’osservatore cade sugli espositori configurati come colonne in grado di rimandare all’archetipo dell’albero e della foresta, altri elementi consolidano questa suggestione: la volta a botte in barrisol, luminosa come la sfera celeste è leggermente testurizzata per calibrare il passaggio della luce, tale che in corrispondenza dell’elemento “albero” sia presente una trama più fitta che, analogamente  all’intreccio di rami e foglie delle chiome frondose,  va diradandosi all’aumentare della distanza; le luci di Vibia che intessono la fitta e irregolare trama delle sospensioni, delicatissime nel piccolo punto led, simile a lucciole in cielo; la trama della moquette Danskina che con i suoi puntini rossi evoca il tappeto soffice e colorato del caldo sottobosco, le fasce rosse in alto sugli scaffali, allusione al fogliame degli aceri giapponesi e al tono di colore del marchio e del logo.
Alla sensazione di “selva oscura” si  contrappongono le colonne trasparenti, contenitori espositivi, evocanti, al contempo la dissoluzione della materia e la conquista della luce della conoscenza.
Cuore dell’allestimento e  luogo di conquista del fruitore  è un allusivo volume sferico bianchissimo, realizzato anch’esso con i teli Barrisol,  evocante la pura luce ma anche l’ascesa spirituale cercata dal  lettore, quel sommo approdo del viandante,  depurato dalla materialità delle cose, quell’eterea felicità a cui ogni anima aspira.
Tutte le modalità  di intervento sulle immagini riprodotte, alludenti al mondo naturale sono stati compiute tramite processi di generazione  automatica digitale, secondo la logica di un’allusione concettuale e mai imitativa, in grado di stimolare percezioni sensoriali e associazioni psichiche, piuttosto che semplici rimandi visivi.  Un processo mirante a testimoniare, altresì, il passaggio epocale dal cartaceo al digitale e l’enorme peso della tecnologia e della multimedialità in questo viaggio rivelatore di  saperi, conoscenze, consapevolezze, identità, libertà, verità.

 

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